Spero che, finalmente, Torino, San Salvario ed il Parco del Valentino possano trovare un po’ di pace…

Speravo che dopo esserci liberati della “maledizione” del Salone dell’Auto, il Valentino sarebbe stato solo quello che dovrebbe essere… un parco, non una discoteca all’aperto o un polo fieristico.

Sui grandi eventi si possono avere opinioni differenti, si può amare il caos e il rumore o la pace e la quiete (io, in quanto orso, appartengo orgogliosamente alla seconda categoria).

Ma si possono anche fare considerazioni più generali, spero.

1) Cultura? È stata una manifestazione culturale? Dipende come definiamo Cultura. Il genere di “musica” che viene proposta in questo tipo di manifestazioni, lo spettacolo di luci, il rumore assordante, i fiumi di alcool, la gente stipata all’inverosimile che urla (tanto da sentirla a casa mia ad oltre un chilometro di distanza) possono essere definite “Cultura”? Per me (sì lo so sono un “Orso delle Caverne”), la cultura è fatta di studio, lettura, riflessione silenziosa; questo, per me, è solo divertimento, spettacolo, evasione.

2) Economia. Non si può non riconoscere che manifestazioni come quelle che si sono svolte a Torino e al Parco del Valentino, in particolare, sono prodotti consumistici, fatti per speculare sugli istinti delle persone: iniziative per generare soldi, come pressoché tutto quello che si realizza oggi. Perché, purtroppo, dopo 30 anni di liberismo incontrastato, di messaggi improntati alla libertà sfrenata, l’unica motivazione che anima l’agire degli attori pubblici è “fare girare l’economia”. Potremmo parlare degli addetti sfruttati (5 euro lordi all’ora per 15 ore, affermazione riportata da un quotidiano), potremmo parlare degli stand che accompagnavano dall’ingresso all’area spettacoli: Vodafone, ENI (!), FIAT, Costa Crociere, Lavazza, Philadelphia (li ho visti nell’ispezione del giorno dopo, perché non sono entrato durante la manifestazione), tutti enti caritatevoli orientati al bene comune. Il tutto condito dalla solita campagna di stampa a senso unico che esaltava l’evento invocandone molti altri in futuro. Soldi, PIL, Economia, promozione turistica… provare a darsi delle priorità diverse è lesa maestà nella società di oggi.

3) Interesse Pubblico? I Torinesi ed i Sansalvariesi, in particolare, sono stati privati per una settimana di una parte consistente del loro parco più importante. Certo, sono stati pochi giorni, ma non c’era nemmeno la possibilità di girare intorno all’area chiusa per completare una passeggiata… l’ennesima sottrazione di suolo pubblico (non proprio privatizzazione, perché gli eventi erano gratuiti). Ho sentito con le mie orecchie, di fronte agli ingressi dell’area riservata, qualcuno affermare indignato: “ma quindi non posso andare avanti se non partecipo a quella cosa lì?”

4) Caos. Il quartiere di San Salvario è stato invaso da una marea di gente. Io stesso, che abito non così vicino all’epicentro degli eventi, ho notato l’anomala quantità di persone e veicoli che giravano (e spesso disturbavano). Mi chiedo come l’abbiano vissuta i residenti delle zone già “calde” di movida, peraltro, pressoché adiacente ai luoghi dell’evento. I bar, i ristoranti e i locali di San Salvario erano pieni (interesse privato): evviva, grande, hurrà! Ma qual è stato il prezzo?

5) Impatto? Ed infine, l’aspetto più tragico, quello dell’impatto antropico sul parco. Su questo devo essere sincero: nell’ispezione che ho fatto domenica mattina, ho registrato una situazione meno tragica di quanto temessi: le aree chiuse erano già state (quasi tutte) riaperte, si stavano già smontando le strutture e non ho trovato quel deserto di pattume, bottiglie, bicchieri che temevo (evidente AMIAT si era attivata subito). Ma il prato davanti allo schermo, dove si accalcava la gente, che già non stava tanto bene prima, era devastato: l’erba distrutta. E mi sono arrivate voci di rami tagliati con distruzione dei nidi degli scoiattoli (che comunque faranno festa con tutti i “residui” alimentari).

E quale è stato l’impatto ambientale complessivo?

Siamo sicuri che non ci fosse un’alternativa che non arrecasse potenziale danno ad uno dei parchi più importanti della città?

È colpa dell’amministrazione?

Forse poteva fare scelte diverse (ed evitare qualche passerella social), ma il problema è che lo spirito liberista ruggente ha impregnato tutta la società e qualunque amministrazione (faccio sommessamente ricordare che è stata l’amministrazione precedente a portare l’evento a Torino) si sarebbe comportata nello stesso modo.

Il quartiere di San Salvario è stato già abbastanza martoriato, vorrei che divenisse un quartiere verde, di quiete, passeggio e riflessione, non un quartiere invaso da auto, fieristico e festaiolo, dove venire a divertirsi e a fare festa…

In conclusione, l'”Orso delle Caverne” ha tratto un enorme sospiro di sollievo quando tutto è finito.

Vorrei credere che questa sia stata l’ultima volta, che stabiliremo definitivamente che il Parco del Valentino deve avere una vocazione naturalistica, del relax e dello sport, non quella di un polo fieristico.

Ma so di illudermi…

 

Riccardo Tassone

Coordinatore alla Sostenibilità Urbana in Circoscrizione 8