“Soprattutto la democrazia crolla quando la persona media sente che la sua voce non conta, che il sistema è manipolato a favore dei ricchi o dei potenti o di qualche interesse”.

Barack Obama

 

A pochi giorni dal Congresso Nazionale del Partito Democratico, mi permetto di proporre qualche considerazione generale sul congresso stesso, provando a disegnare un quadro di quale PD, a mio parere, dovrebbe emergere.

Lo spettacolo quotidiano che questo governo e questa maggioranza ci prospettano è desolante, sia sotto il profilo dei contenuti, sia sotto il profilo dell'(in)competenza. Come ha scritto qualcuno, questo governo è la rivincita di quelli che andavano male a scuola. Ma credo anche che denunciarlo oggi, sia assolutamente inutile (per questo non mi vedete scrivere post quotidianamente per commentare l’attualità, a parte qualche battuta di satira), perché, dopo le vicende che ci hanno portato al 18%, NON ABBIAMO LA CREDIBILITA’ NECESSARIA PER ESSERE ASCOLTATI. L’unica cosa che possiamo fare, quindi, oggi è impegnarci affinché il PD abbia una ripartenza totale, in termini di profilo e di classe dirigente; dobbiamo fare passare il messaggio che il PD è una cosa completamente diversa rispetto a quella che è stata negli ultimi anni. E questo lo possiamo fare solo tramite il congresso. Ecco perché questo è così importante!

Da questo punto di vista, paradossalmente, è stato positivo avere una candidatura connotata in modo fortemente renziano, di cui non mi sorprendo per i buoni risultati conseguiti alle assemblee di circolo (e, credo, nelle urne del 3 marzo), perché il renzismo, sebbene sia detestato ovunque fuori del partito (direi che ogni volta che Renzi parla ci fa perdere qualche punto percentuale), dentro il PD è ancora fortemente radicato. È positivo, perché la sua sconfitta, seppure dignitosa, renderà palese che il renzismo è diventato minoritario nel partito.

L’elettorato italiano è sempre stato, storicamente un elettorato in larga parte moderato (DC, PdL, FI, ecc.). Ora non è più così: l’esito delle elezioni e l’andamento dei sondaggi ci dicono che l’elettorato italiano è diventato sensibile a messaggi estremisti e radicali (non solo quello italiano, invero).

A mio parere, la nostra società presenta caratteri di abbruttimento, iracondia, immoralità, individualismo ed ignoranza (che è l’origine di tutti gli altri), caratteristiche che ha sempre avuto, ma che, negli ultimi anni, si sono acuite. In particolare, in un elettorato avvilito, debilitato dalla crisi economica e sociale, arrabbiato, senza speranza, non si può più parlare genericamente di crescita economica, spread, mercati; è forte un desiderio di protezione sociale (dalla disoccupazione, dalla povertà, dagli “immigrati” che, con una percezione che è alquanto distante dalla realtà, gli italiani credono responsabili di molti dei loro mali), ecc. Si pensa, in particolare, che noi del centrosinistra abbiamo fatto politica solo per le élite, per i ricchi, sulle spalle dei poveri, dei disoccupati, degli esclusi. E, le élite, non solo economiche ma anche culturali (la convinzione è che studiare non serve a nulla e che chi è colto è un damerino o un saputello, mentre bisogna formarsi nell'”università della vita”) sono odiate, in parte per invidia e ignoranza, in parte per un oggettivo squilibrio: negli ultimi decenni le diseguaglianze si solo ingigantite enormemente (interessante questo articolo che descrive un rapporto dell’Oxfam sulle diseguaglianze). L’ascensore sociale è fermo, il carico fiscale si è sempre più spostato dal patrimonio ai redditi e ai consumi, istruzione e sanità stano diventando privilegi e la progressività della tassazione è sempre meno presente. A mio parere, l’élite hanno effettivamente fallito, perché hanno agito per favorire sé stesse a discapito delle masse e la rabbia sociale, al netto della contaminazione dell’ignoranza, è, in parte, giustificata. Nell’ambito dell’ignoranza dilagante, dell’abbruttimento culturale e morale della nostra società, l’acuirsi delle diseguaglianze, questo atteggiamento sprezzante dell’élite è stato esiziale ed ha portato il consenso ai soggetti che attualmente governano.

Il centrosinistra, nelle epoche Montiane e Renziane, ha dato l’impressione di schierarsi sempre dalla parte di quelle élite, con le proprie politiche. Non solo, noi stessi militanti ed elettori del PD ci siamo ridotte ad un’élite di persona mediamente colte, informate e benestanti e, talvolta, si percepisce un atteggiamento sprezzante verso coloro che non ne fanno parte. Le politiche portate avanti d Renzi (e anche dall’UE) sono sempre andate, almeno questa è stata la sensazione, a favore di quelle élite, in particolare economiche e finanziarie e questo, insieme all’atteggiamento di Renzi stesso ci ha fatto odiare da tutti e ha veicolato il consenso verso coloro che oggi governano. Questi ultimi, con una sapiente, per quanto inaccettabile, capacità di elaborare e inviare messaggi antisistema con una comunicazione diretta, aggressiva, persistente e “scientifica”, veicolata da una assai efficace utilizzo dei mezzi di comunicazione, nuovi e vecchi, hanno prosperato. Del resto, rimango convinto che molte delle battaglie storiche del M5S fossero/siano giuste e doverose, ma dovrebbe essere evidente come, ora che sono al governo, questi si stiano muovendo in modo quasi diametralmente opposto, sconfessando tutte le loro promesse.

Credo che, nella propria opposizione, il PD si stia muovendo in modo completamente errato (credo che abbiamo l’innato dono di dire e fare sempre la cosa sbagliata nel momento sbagliato, per fare simpaticamente infuriare l’elettorato). Io per primo, soggetto intellettualoide e antitamarro sono fortemente tentato di rinfacciare in continuazione l’inadeguatezza culturale e morale di chi ci governa e di chi li vota. Ma così operando, non facciamo altro che dimostrare la nostra distanza dal “popolo”, come siamo un’élite che guarda tutti dall’alto in basso. Il governo si contrasta con più “sinistra”. Ad esempio, per quanto il reddito di cittadinanza messo a punto dal governo sia certamente uno strumento imperfetto, bisognerebbe smettere di avere questo atteggiamento (renziano) supponente da élite illuminata che disprezza l’aiuto ai più poveri. Qualche forma di sostegno per questa enorme fascia di popolazione in difficoltà, è assolutamente necessaria, non basta dire “occorre la crescita economica” (atteggiamento di destra). Il governo va attaccato su altro, ad esempio sull’incoerenza rispetto alle promesse, sull’ambiente, sui condoni, sull’onestà. Parole come “spread”, “mercati”, “PIL”, “rating”, “finanza”, “debito”, “sviluppo”, “recessione”, così come termini politicistici e, di fatto, privi di significato, come “riformismo”, che sono compresi solo a quella fascia di cittadini abbienti ed informati (che abitano nei centri cittadini, dove abbiamo ancora delle buone percentuali, mentre nelle periferie facciamo fatica a vedere un voto col cannocchiale) NON dovrebbero essere più pronunciati. Noi dobbiamo fare politica per le persone, in particolare le più deboli, non, astrattamente, per la Dea “Economia” o il Dio “Sviluppo”. Le nostre priorità dovrebbero essere altre.

C’è certamente un forte desiderio di sinistra nel nostro elettorato (una parte spostatosi verso i 5 Stelle), come ha dimostrato il congresso regionale.

Occorre rammentare che il compito della sinistra è di spostare risorse da ricchi a poveri, di determinare il riscatto sociale, di fare sì di non avere un’élite ristretta e una enorme massa di poveri, ma che tutti i cittadini tendano verso la classe media, garantire i diritti sociali e i servizi essenziali quali istruzione, sanità, ecc.: ricercare l’eguaglianza sostanziale, come prescrive la Costituzione, ossia fare sì che non solo tutti possano partire nelle stesse condizione, ma che tutti arrivino ad un livello economico, culturale e sociale più che dignitoso.

Questo è anche un tema fondamentale di tenuta della democrazia. Credo che, in questo senso, sia sufficiente riportare alcune citazioni. Barack Obama affermava che “soprattutto la democrazia crolla quando la persona media sente che la sua voce non conta, che il sistema è manipolato a favore dei ricchi o dei potenti o di qualche interesse”. La scrittrice indiana Arundhati Roy ha detto che “la democrazia oggi non significa più quel che dovrebbe, è stata mandata in officina e sottoposta a revisione ognuna delle sue istituzioni, è stata svuotata e c’è stata restituita come un veicolo per il libero mercato, uno strumento a disposizione delle multinazionali, fatto dalle multinazionali, per le multinazionali”. Jimmy Carter ha dichiarato: “Adesso siamo diventati una oligarchia, piuttosto che una democrazia”. Infine, vi cito il seguente articolo che parla dell’iniziativa di Calenda: “Stiamo parlando di un’altra cosa. E cioè di un antico riflesso, che scatta nell’élite nazionali, in ogni fase in cui si va definendo l’assetto del centrosinistra, la sua leadership, il suo orizzonte politico e culturale. È evidente: la principale preoccupazione del pensiero corrente è evitare che l’appannamento di Renzi elimini quello che concordemente i grandi organi della borghesia italiana pensano sia il suo merito, ovvero aver sradicato il Pd dalla tradizione della sinistra italiana e, perché no, anche del cattolicesimo democratico, e averne fatto una forza politica nuova e senza identità. Ecco, c’è chi sogna un soggetto con una identità liberal-democratica, una sorta nuova Forza Italia senza conflitto di interesse”. Ecco, giudicate voi…

Un’altra lezione ci dovrebbe essere arrivata dal congresso regionale: al di là del merito circa i profili dei candidati e di quanto accaduto in seguito alle primarie di dicembre, la sensazione è che si sia perseguito un modello problematico. L’idea del blocco dell’establishment del partito come macchina automatica di generazione di voti, non funziona più. Ci ostiniamo a non capire che il paese e anche la base del partito sta andando in direzione diversa. Non solo (per fortuna) l’asse del partito si sta spostando verso sinistra, non solo il renzismo sta crollando, ma la base del partito (quello che rimane) è stanca dello status quo: c’è voglia di rottura, di una classe dirigente differente. Gli elettori del PD, anche quelli correntizzati, hanno voluto darci un segnale.

Inoltre, occorre che la forma partito sia stravolta ed adeguata ai tempi. Uno dei principali errori commessi dal PD in questi ultimi tempi è stato di non operare, prima di avviare il congresso, una profonda ristrutturazione organizzativa, andando a congresso con un modello diverso. Occorre abolire l’iscrizione e sostituirla con un’adesione permanente online, superare i circoli come sedi fisiche, rendere la partecipazione più liquida, più dinamica, più simile a quella del M5S (ma, a differenza dei pentastellati, organizzata in modo serio e trasparente).

Il nuovo segretario dovrà disporre di un minimo di capacità di parlare all’elettorato, altrimenti Salvini lo farà a pezzi: deve parlare chiaro e con messaggi e contenuti incisivi. Inoltre, il partito va derenzizzato, occorre superare tutte le pratiche, i contenuti e le persone di marcata connotazione renziana. In questo, credo che sarà Renzi stesso a dare una mano, con l’incoerenza che lo contraddistingue: presto provocherà una scissione per farsi il suo partito personale. Inoltre, per riprendere parte della credibilità perduta, è necessario imporre una fortissima tensione morale, un’intransigenza verso i comportamenti pubblici e privati innanzi tutto delle classi dirigenti che contrasti la crisi morale del paese.

I temi dell’ambientalismo e del cambiamento climatico dovrebbero essere la assolutamente prioritari per il nostro partito, costituendo essi la più grande sfida contemporanea. Nel corso dell’ultimo secolo sembra che la temperatura media globale sia aumentata di un valore compreso fra 0,6 e 1 °C. Il livello e la temperatura medi dei mari sono cresciuti, quasi tutti i ghiacciai del mondo si stanno ritirando, i deserti si stanno espandendo, i fenomeni atmosferici estremi stanno, purtroppo, diventando assai frequenti. In Italia, l’inquinamento atmosferico, provoca ogni anno circa 850000 morti premature.

Ecco, allora, in breve, quali dovrebbero, a mio parere, essere le soluzioni da adottare:

  • Cambiare le forme organizzative, superando un modello in gran parte ispirato al 1945, totalmente fuori dal tempo. Superare il tesseramento, i circoli come sedi fisiche e molti degli stanchi riti del partito. Fondare un nuovo soggetto basato su forme moderne di partecipazione, in cui la base sia costantemente coinvolta, utilizzando molto la rete e ispirandosi alle idee del M5S delle origini. Coinvolgere la base per mettere gli elettori nella condizione di determinare la nuova forma organizzativa del partito.
  • Il populismo si contrasta con il popolarismo, non certo con l’elitismo. Occorre liberarsi da ogni forma di elitarismo, di correntismo spinto, di dominio di capi e capetti che fanno il buono ed il cattivo tempo e dal sistema per cui si avanza di carriera non per merito, competenza, capacità o virtù etiche, ma solo per fedeltà a uno dei suddetti capetti. Soprattutto, bisogna liberarsi dalla contiguità con i centri di potere economico, di quell’establishment economico-finanziario, di cui il Renzismo è stato l’alfiere, ma che da quasi trent’anni ha contaminato il partito e lo ha reso così inviso all’opinione pubblica; smettere di avere come interlocutori privilegiati gli industriali, i banchieri (si pensi al caso Banca Etruria) e, in generale, i potenti. Ovviamente, questo porta in sé il superamento di ogni deformazione renziana. L’attuale classe dirigente deve essere completamente azzerata, bisogna dare un senso di discontinuità netto col passato, altrimenti non se ne esce.
  • Spostare l’oggetto della narrazione politica e dell’opposizione al governo dalle considerazioni sullo spread, sui mercati, PIL le ecc. (cioè, sostanzialmente una narrazione di destra), verso i temi dell’equità sociale, della tutela dei più deboli, della legalità e dell’ambiente. Ora, ritengo che il PD dovrebbe impostare la narrazione su tre ambiti:
  1. Ambiente: La sfida per l’innovazione e la sostenibilità ambientale il contrasto all’inquinamento e al cambiamento climatico è la più importante di questo secolo (qualche proposta la potete trovare qui)!
  2. Legalità, moralità e giustizia: Curare l’immoralità dilagane del paese che è la base della maggior parte dei suoi mali.
  3. Eguaglianza, Equità sociale: Non ci si può limitare a invocare lo sviluppo, a creare più ricchezza, occorre che questa ricchezza sia distribuita in modo da avere meno ricchi e meno poveri, occorre rimediare alle enormi diseguaglianze accumulatesi in questi ultimi decenni, ad esempio spostando la tassazione sul patrimonio.
  • Purtroppo, oggi, nel partito, la gran parte del dibattito si concentra sull’opportunità di dialogare o meno col M5S. Io credo che dovremmo svolgere il nostro dibattito a prescindere dal M5S, evitando la dialettica (renziana) del noi-contro di loro, ragionando su quello che vogliamo essere noi e puntando a recuperare parte di quell’elettorato. Questo non significa che non bisogna dialogare con quella parte del M5S a disagio con l’attuale leadership dello stesso e con l’alleanza con la Lega, per metterli in difficoltà, ma è una cosa da fare sotto traccia, non certo sui giornali.

Ecco, una volta realizzato tutto ciò, FORSE, avremo di nuovo la credibilità necessaria per riguadagnare consenso e contrastare l’attuale pericolosa deriva populista-sovranista del paese.

 

Riccardo Tassone