Non è mia consuetudine scrivere una sorta di memorandum dell’anno che si chiude, anche perché i due giorni 30-31 dicembre sono per me momenti di totale depressione per via della combinazione esiziale compleanno (invecchiamento) e capodanno (fine di un pessimo anno e inizio di uno peggiore). L’anno 2020 (o 1348?) è stato pessimo per tutti, tante vite perse, tanti posti di lavoro persi, tante famiglie distrutte, tanta sofferenza (anche psichica). Anche per la mia famiglia, sebbene, fortunatamente non toccata direttamente dal Covid 19 (abbiamo tutti fatto un lockdown abbastanza rigido) è stato un anno difficile per tante contingenze economiche/organizzative sfavorevoli (sebbene conclusosi con qualche piccola soddisfazione: la pubblicazione del mio libro, Il Ladro di Crani. Compratelo, mi raccomando).

Il 2021, per me, doveva essere l’anno della speranza, del rilancio. Spero ancora che sia così, ma, come la sorte mi stesse perseguitando ci si è messa di mezzo una bella pandemia ed altri fattori a rendere tutti più complesso.

Ed, allora, ho voluto provare ad evocare, in queste poche righe, ciò che quest’ultimo anno mi ha insegnato o meglio confermato.

1) Fragilità e Globalizzazione: Uno degli aspetti che più mi ha colpito è stata la consapevolezza della fragilità della nostra specie e della nostra civiltà. Quando ho iniziato a sentire le prime notizie dalla Cina, non gli ho dato peso, questo perché quasi ogni anno giungono notizie di nuove o meno nuove malattie potenzialmente pandemiche (peste suina, influenza aviaria, SARS, Polmonite Atipica, Mersa, ecc.) e mai queste si sono trasformate in epidemie globali. L’ultima risale quasi esattamente ad un secolo fa. Tutto ciò aveva generato in me la convinzione che nell’era moderna, tranne che nei film apocalittici, il rischio di epidemie globali fosse scongiurato che l’umanità avesse i mezzi per evitare questo genere di eventi distruttivi.

Quanto mi sono sbagliato!

Ma forse ciò che più di tutto mi ha colpito sono l’incredibile rapidità e l’incredibile pervasività con cui il SARS-CoV-2 si è diffuso. Il patogeno è comparso quasi istantaneamente in ogni parte del globo e questo (al netto del fatto che ci sia voluto del tempo per identificarlo, cosa che ha permesso di diffondersi) è la prova di come la nostra civiltà sia davvero interconnessa in modo incredibile. La globalizzazione è non solo virtuale (social media, ecc.) ma estremamente materiale. Le persone (a differenza di me) amano spostarsi, viaggiare, andare in giro per il mondo. Ciò che più mi preoccupa è l’impatto ambientale di questa estrema mobilità.

2) Natura Umana: Come abbiamo reagito? Si dice che i periodi di crisi facciano emergere il peggio ed il meglio degli esseri umani. Questa crisi lo ha dimostrato, ma il peggio supera il meglio confermando la mia pesante critica alla natura umana. Abbiamo visto incredulità, vero e proprio rifiuto della situazione, ma soprattutto menefreghismo, indifferenza al rispetto delle regole, gente senza mascherina, gente che festeggiava allegramente in diecimila in uno spazio ristretto, gente che si toglie la mascherina per fumare, mangiare o parlare per strada, gente che non faceva che lamentarsi delle restrizioni (“il mio negozio”, “la mia azienda”) non capendo che la vita e la salute delle persone dovrebbero prevalere su qualunque altra esigenza e che, meno si contiene l’infezione, più tardi quelle stesse attività economiche potranno riaprire (questo non significa ignorare il problema, ci tornerò). Abbiamo visto categorie scendere in strada, in alcuni casi pacificamente e legittimamente, in altri affiancati da teppisti e coordinati da fascisti. La formula di Dever ci dice che gli stili di vita influenzano per il 43% la mortalità, quindi è ragionevole supporre che quasi metà delle morti per covid siano stati causati da questi comportamenti! Ecco perché faccio un’enorme fatica a tollerare negazionisti, antivaccinisti, no mask, complottisti vari, quelli che evocano la dittatura sanitaria, ecc. Perché, cari amici, quando c’è di mezzo il bene comune, addirittura la vita delle persone è imperativo che alcune libertà personali siano limitate!

Allo stesso tempo abbiamo visto bollare come untori le categorie che meno avrebbero potuto esserlo come i “runners”. Abbiamo sentito e continuato ad invocare la riapertura delle scuole come panacea di tutti i mali dei nostri giovani (scuola che è stata bistrattata per decenni ed ora scoppia la rivoluzione per qualche mese di didattica a distanza) senza riguardo per la vita di insegnanti e parenti degli studenti. La maggior parte di questi fenomeni hanno un’origine comune: l’ignoranza che è il peggior male che attanaglia il nostro paese. Una menzione speciale va fatta sui giovani. Poverini, sono chiusi in casa, non possono sballarsi, non possono andare in discoteca. Ebbene, io ho toccato con mano il loro atteggiamento: ho visto, quest’estate, le bande di 30 ragazzini in giro a Spotorno senza mascherina, ho visto, in Largo Saluzzo assembramenti innominabili (gruppi di ragazzi attaccati l’uno all’altro che si parlavano e fumavano addosso senza mascherina) e locali stipati all’inverosimile, con decine di persone accatastate intorno a tavolini di mezzo metro di diametro (poveri ristoratori, tartassati dallo stato!). Se è vero che l’età media del contagio ai primi di settembre si era molto abbassato, è indubbio che i giovani sono stati i principali vettori che hanno tenuto attivo il contagio questa estate, evidenziando che c’è un problema educativo enorme!

Poi abbiamo visto l’afflato antidemocratico e iconoclasta che ha gravemente menomato la democrazia italiana, l’orrido sì al taglio dei parlamentari (ne parlo nell’articolo ANCHE NO!)

Cosa ha prodotto di buono questa crisi? Poco, solo una cosa forse: avere, ancora una volta, affermato il primato della scienza (e quindi della Ragione). Se è vero che in meno di un anno sono stati creati diversi vaccini che (forse) ci libereranno da questa piaga, questo dimostra che, oltre al fatto che la scienza (e conoscenza) è una delle principali risorse dell’umanità (e la ragione vince sempre sull’istinto), è che solo quando è in crisi (il fuoco al fondoschiena) l’umanità riesce a produrre qualcosa di importante.

Anche alcuni mutamenti a livello di politiche UE è un dato positivo!

E naturalmente, gli americani, hanno, finalmente avuto un sussulto di dignità, cacciando Voi-sapete-chi: un evento che potrebbe avere ripercussioni importantissime!

3) Scelte politiche e Governo: Di fronte a questa crisi la politica si è ritrovata di fronte ad una scelta: tutelare la vita e la salute, oppure l'”economia”. Non tutti hanno reagito allo stesso modo, l’Italia all’inizio ha reagito bene, con il lockdown pressoché totale, protratto per diverse settimane è stata la scelta giusta ed i risultati si sono visti. Poi sono iniziati i problemi, quando la spinta delle “categorie produttive” delle “partite iva”, ecc. e di loro burattini politici (Renzi e in parte M5S) ha influenzato i decisori e si è riaperto praticamente tutto (tranne il calcetto, ripartito con estremo ritardo). La stagione estiva, visto che questo virus come tutti quelli respiratori è molto sensibile al clima, ci ha dato l’illusione che tutto fosse passato. Non era così e le conseguenze sono stati altre decine di migliaia di morti!

Citando Independence Day, “quanto persone sono morte oggi? Quante potevano essere salvate?”.

E quando le cose sono di nuovo peggiorate, si è agito con troppo, troppo ritardo e prudenza, non volendo fare arrabbiare le categorie di cui sopra e questo è stato un errore, grave. La scelta giusta è la scelta della massima prudenza: tutelare la salute, la vita, e non l’economia, il PIL, il capitale e il mercato, un concetto difficile da fare accettare da un mondo impregnato da un’ideologia liberista ed economicista, propugnata dal mondo del capitale (vedasi la scuola: si è detto che è l’ultima cosa che si riapre, ma è inevitabile in un sistema liberal/capitalista, dove i soldi hanno la precedenza su tutto!). Questa è la differenza fra fare scelte di sinistra oppure di destra!

Resta il fatto che questo governo è estremamente debole anche grazie a guitti egomaniaci ossessionati dalla propria sopravvivenza come Renzi e l’unica risposta che si è stati capaci di dare ha seguito la logica del “ristoro”, perché il problema di tutelare le categorie minacciate, in particolare i piccoli commercianti, c’è e, subito dopo la tutela della salute, deve essere la priorità. Ma non si è visto praticamente niente di strutturale e, soprattutto niente di sinistra!

L’unico modo che si è trovato per fare tutto questo è stato di accumulare debito: sono terrorizzato dell’enorme quantità di debito pubblico che è stato generato in questi mesi e che prima o poi ci ricadrà sulla testa. La soluzione più corretta sarebbe stata coniugare la tutela dell’economia con l’equità sociale, facendo pagare i ristori ai ricchi ed ai privilegiati. Questa crisi ha inoltre provocato un’enorme conflitto fra “garantiti” e non garantiti: forse sarebbe stato opportuno chiedere un piccolo sacrificio ai garanti (me compreso) per tutelare i non garantiti, accompagnando però l’azione con un’opera di contrasto netto all’evasione fiscale (abolizione del contante!) che facesse sì che si aiutassero effettivamente i non garantiti e non i soliti furbi. Ciò è in parte dovuto alla intrinseca debolezza del governo in termini umani (competenza dei suoi membri), politici (coalizione litigiosa, vedasi la voce Renzi) ed elettorali (consenso maggioritario alla destra).

Cionondimeno, io non credo che un altro governo avrebbe fatto di meglio, anzi avrebbe quasi sicuramente fatto peggio, perché i veri problemi del paese sono strutturali e legati alla debolezza intrinseca del paese (di natura culturale e morale), in particolare della pubblica amministrazione, che sta diventando una vera e propria emergenza.

4) Inadeguatezza del sistema: Tutto ciò ci dice una cosa, il nostro sistema economico è del tutto inadeguato, ingiusto! Occorre evolvere verso un modello completamente differente, in cui il bene comune prevale sul bene individuale, in cui il benessere non sia più una funzione unicamente del PIL, ma sia basato sulla salute (tra cui tutela della sanità pubblica, dell’ambiente e comportamenti individuali virtuosi), sulla qualità delle relazioni, sulla qualità dell’ambiente, in cui lo stato sia molto più presente nell’economia, in cui i diritti sociali prevalgono sul profitto, in cui vi sia più uguaglianza e i più ricchi siano costretti a contribuire maggiormente al bene comune, con una tassazione molto più progressiva, in cui si punti più sulla sufficienza che sullo sviluppo, unico modo per raggiungere la sostenibilità ambientale ed evitare il collasso climatico ed ecologico, in cui la società sia pervasa da una maggiore moralità dei comportamenti privati e maggiore etica in quelli pubblici, il rispetto delle regole sia la norma e vi sia una reale certezza della pena.

5) Ambiente: Durante il lockdown abbiamo visto le nostre città tornare pulite, la nostra aria respirabile, le nostre acque pure gli animali rientrare nelle nostre città. Innumerevoli studi ci dicono che il nostro modello di civiltà, di città non è più sostenibile e deve essere completamente cambiato! Eppure, quando proviamo a fare qualche micropedonalizzazione scoppia la rivoluzione. Non mi dilungo, perché ne parlo diffusamente in “SU TORINO MOBILITY LAB E LE PEDONALIZZAZIONI” E “L’EMERGENZA AMBIENTALE E IL DOGMA LIBERISTA“.

6) Elezioni Amministrative: Il prossimo anno sarà quello delle amministrative a Torino. A quale conclusione ci portano queste considerazioni in merito? Il punto 5 ci dice che dobbiamo avviarci verso una rivoluzione nella nostra concezione di città, che vada in direzione del benessere come funzione di salute e ambiente. Ad esempio (di nuovo ne parlo negli articoli segnalati di sopra), ridurre drasticamente la circolazione di veicoli inquinanti (con pedonalizzazioni, ecc.), favorire il piccolo commercio di prossimità (versus grande distribuzione), in particolare il commercio etico e solidale, contrastare assolutamente l’inquinamento acustico e agli assembramenti pericolosi.

Non ho la sensazione che il dibattito politico, in vista delle amministrative si stia orientando in questa direzione, la nostra classe dirigente, nel balletto per il candidato sindaco, sta mostrando tutti i suoi limiti, non essendo stata capace di creare delle figure autorevoli in grado di prendere in mano le redini della città. Personalmente sto portando avanti un lavoro, in diversi contesti (associativi e politici), per provare a fare un po’ di elaborazione programmatica in vista di questo importante appuntamento.

La sola speranza è di investire in candidati, nei comuni, nelle circoscrizioni, capaci e che siano in grado di interpretare le fondamentali istanze che ho provato ad illustrare in questo breve articolo!

BUON 2021 A TUTTI!

Riccardo Tassone